Friday, October 13, 2006

Aurora

Chi all’alba arriva nella città di Aurora ne coglie subito la forma circolare delle maestose mura che la difendono.

Entrando dalla Porta Orientale percorrerà un lungo tratto costeggiando l’interno delle mura dove in alcuni anfratti stazionano mendicanti e prostitute ed in qualche caso addirittura si aprono miserande botteghe di venditori di cianfrusaglie. Giunto ad una svolta a sinistra, lo straniero vede aprirsi un largo viale che punta diritto verso il centro di Aurora.

È per lui allora una cavalcata trionfale attraverso i molti quartieri di Aurora che si susseguono l’uno dopo l’altro a partire dalla sordida periferia, man mano incontrando le case popolari, quelle della piccola borghesia, dei professionisti ed infine le grandi magioni nobiliari con i loro splendidi ed inaccessibili giardini privati.

Si è quasi arrivati al centro, ove sorge nel mezzo di una grande piazza contornata di splendidi portici, il Castello, la sede del potere, dell’eleganza senza pari e del patrocinio delle scienze.

Proprio allora si para davanti un’interruzione: la via è sbarrata, cartelli perentori indicano di proseguire o a destra o a sinistra.

Il viaggiatore si adegua, cerca un’altra via d’accesso al centro, supera ponti, ritorna nei vicoli, scopre perfino amene piazzette con un pozzo od un albero al centro. Ma non riesce più a ritrovare la strada precedente.

Il sole comincia a calare, prima osservato con un certo stupore: già mezzogiorno passato! Poi con preoccupazione, infine con terrore o sordida amarezza.

E’ tardi, bisogna rinunciare per sempre.

Nessuno torna una seconda volta a visitare Aurora, nessuno si trattiene dopo il tramonto.