Friday, September 29, 2006

La vendetta

Quando lessi per caso sul Corriere che un giovane era stato trovato morto nello slargo informe a ridosso della Taverna di Via Morigi, pensai dapprima di aver letto male. Eppure l’articolo era chiaro e descriveva minuziosamente lo stato del cadavere, il quale presentava segni atroci ed inspiegabili. Il ventre era squarciato e mostrava una ferita mortale mai vista prima. Era come se gli organi fossero esplosi verso l’esterno e la materia organica fuoriuscita si fosse cristallizzata regolarmente in una molteplicità di concrezioni ipercubiche.

Tornai con la mente al giorno precedente, quello in cui per caso incontrai A. nei sotterranei del Politecnico di Milano, sotto l’edificio della Nave. Ero là per sostituire alcune schede nei server pirata, assemblati da tempo immemorabile da una setta studentesca ed usati clandestinamente per gestire il mondo virtuale di MidLand, l’immenso gioco di ruolo ambientato a Milano e del quale nessuno parla mai apertamente.

Dapprima A. si accattivò il mio interesse. Mi svelò che quella sera stessa sarebbe stato possibile sorprendere nel grande salone di Palazzo della Ragione di Piazza Mercanti un gruppo di monaci tibetani in un cerchio di meditazione. Solo per quella sera i monaci avrebbero rivelato un mantra di potere che avrebbe permesso ai pochi che si fossero connessi al gioco in quel momento e raggiunto quel luogo di accedere ad un livello più avanzato del gioco stesso, quello che simulava le corse di bighe nel circo romano di via Cappuccio e via Circo.

Ora comprendo che A. era un maestro di quella sottile arte che consiste nell’esacerbare le tensioni mentali che si creano tra il reale ed il virtuale e nel solleticare la vanità di chi adotta il virtuale per controbilanciare il deserto del reale.

Caddi nella trappola e mi scappò detto che da poco avevo acquistato da un altro giocatore (e mi era costato quasi un mese di paga oltre al rischio enorme che si corre nell’incontrare nel mondo reale un giocatore di MidLand) una sciabola virtuale, proveniente da livelli superiori del gioco ed il cui possesso mi garantiva il dominio sui giocatori di livello pari al mio.

Fu allora che A. disse una frase che lì per lì non compresi: “Incauto acquisto. Se proprio volevi barare, avresti fatto meglio ad acquistare un’armatura”.

Per lungo tempo avevo sentito favoleggiare del livello supremo di MidLand, quello in cui i veri iniziati agivano da MidLand verso la Milano reale, modificando quest’ultima o i suoi abitanti in modi così sottili da risultare impercettibili, ma che erano applicati continuamente, inesorabilmente, con l’ossessionante precisione di cui solo il computer è capace ed i cui effetti cumulati nel tempo potevano improvvisamente provocare ora un incendio, ora un blocco del metrò, ora addirittura panico in una Chiesa.

L’articolo del Corriere riportava anche una foto del morto dalla quale potevo riconoscere il ragazzo che mi aveva venduto la sciabola virtuale.

E ora la mia vita non è più mia.